Negli ultimi anni, sono sempre più i clienti che optano per la tecnica del rendering 3D. Compresa una parte di quelli che, storicamente, hanno sempre preferito il fotoinserimento.

Oggi, infatti, l’evoluzione dei software di grafica tridimensionale permette di raffigurare ambienti e oggetti in chiave altamente fotorealistica. A ciò, poi, si aggiunge l’incredibile libertà d’azione che la tecnica del cosiddetto CGI rendering (computer-generated imagery) offre.

Ma come nasce un rendering 3D?

Tutto ha inizio da una (buona) ricerca immagini. Ossia, di referenze che fungeranno da base per lo studio dell’ambiente 3D vero e proprio. Questa prima fase, assieme alla successiva, è davvero importante, poiché costituisce le fondamenta dell’intera lavorazione.

Proprio per questo motivo, è fondamentale che l’immagine o le immagini selezionate si avvicinino il più possibile al mood che il rendering dovrà avere. Ovviamente, in fase di realizzazione, oggetti, finiture, punto di vista, luce e più in generale le caratteristiche della reference verranno modificate ad hoc, in funzione delle esigenze del cliente.

È proprio a questo punto che prende inizio la ricerca stilistica volta a definire gli oggetti e le peculiarità principali del rendering 3D. È il momento giusto per dare libero sfogo alla propria creatività!

Una volta selezionati gli arredi, i complementi e la palette colore da utilizzare, entra in gioco il moodboard. Lo strumento in cui le suggestioni vengono riordinate, riassunte e riportate con chiarezza.

Sarà proprio dall’analisi del moodboard che il renderista, mettendoci del suo, darà inizio alla concreta realizzazione del rendering 3D. Costruendo il set, studiando l’inquadratura, la luce, i materiali…

Tutte attività che implicano un’ottima conoscenza della prospettiva, della fotografia e delle regole fondamentali dell’illuminazione. Elemento, quest’ultimo, dal quale dipendono buona parte del fotorealismo e una serie di aspetti legati ad esso, come, ad esempio, la resa dei materiali.

Del resto, qual è l’obiettivo di un buon rendering 3D se non quello di restituire una scena il più fotorealistica possibile?

Al contempo però, avere ottime conoscenze tecniche non basta. Per emozionare, e fare davvero centro, occorrono sensibilità estetica, gusto pittorico e amore per il bello.

Così, una volta costruito il set, sistemati gli oggetti giusti al posto giusto, modulata la luce, scelte le finiture appropriate e messa a punto l’inquadratura perfetta, il render sarà quasi concluso.

Cosa manca? Il calcolo dell’immagine in alta risoluzione e l’attività di post-produzione per valorizzare al meglio la scena. Ora sì che il rendering 3D può considerarsi davvero finito.